Circa 6 anni fa la nostra azienda attraversava un momento abbastanza difficile. Le catene di distribuzione, i grossisti e i negozianti avevano, via via, diminuito i loro ordinativi. Le commesse di svariate centinaia di pezzi che avevano caratterizzato il modo di lavorare fino ad allora erano diventate veri e propri miraggi.
Da pochi mesi avevamo iniziato a lavorare per una ditta di export con sede a Firenze e filiale in una cittadina del veronese. La produzione era particolarmente accurata. Il controllo della qualità molto scrupoloso. Prima di caricare i mobili prodotti, un responsabile di questa ditta analizzava attentamente pezzo per pezzo quanto si accingevano ad acquistare. Veniva posto un segno distintivo su ogni mobile privo del minimo difetto, e finalmente si poteva procedere al carico.
Da parte nostra la soddisfazione e l’orgoglio di lavorare per una ditta così era tangibile. Tutti i nostri mobili prendevano la via degli Stati Uniti, dove eravamo orgogliosi di essere presenti con prodotti frutto del nostro lavoro.
Il rapporto di lavoro instaurato con questa ditta di export era serio ed intenso e basato su una stima reciproca. Spesso ci capitava di lavorare la sera o nei giorni festivi per rispondere alle richieste di lavorazioni particolari o la realizzazione di campionature destinate ad aprire la strada a quantitativi importanti di determinati modelli.
Ricordo (e come potrei scordarlo: abbiamo ancora i gli intarsi in magazzino) che era stato progettato un credenzone con annesso vano centrale cantinetta destinato a prestigiosi locali americani.
Ore ed ore a studiare la soluzione migliore in termini di funzionalità e gradevolezza estetica…
E poi, la scelta di materiali che non fossero comuni. Legni particolari, intarsi intriganti e molto elaborati…
Le insistenti richieste ai produttori di pannelli di legno per avere determinate essenze difficili da trovare e decisamente extra produzione… non vi dico i costi sostenuti.
Poi, gli intarsi.
Semplificando, possiamo dire che il lavoro degli artigiani intarsiatori non è più del tutto manuale come era fino a 30 anni fa, ma per far eseguire un lavoro ad un macchinario, c’è prima bisogno di realizzare manualmente un campione da cui ricavare il programma di esecuzione della macchina. Inutile dire che questa è anche la fase più costosa dell’intero processo.
Per farla breve, avevamo costruito il prototipo del mobile ad un costo equivalente a circa 50 mobili simili, ma si contava di ammortizzare il costo iniziale con la massiccia produzione che sarebbe seguita.
Addirittura, contemporaneamente alla presentazione della campionatura, ci arriva da parte della ditta di export un ordine per i primi 30 pezzi di quell’articolo con tanto di termini di consegna improrogabili.
Trattandosi di materiali non comuni (nemmeno sul prezzo) ci siamo mobilitati per procurarci tutto il necessario alla produzione: pannelli di essenze particolari e di prima scelta (i clienti americani sono molto esigenti, si diceva), legni di prima qualità con essiccazione garantita per evitare qualsiasi movimento dei componenti, materiali e accessori meticolosamente selezionati.
Poi, forza, dai! non si può correre il rischio di non rispettare i termini di consegna.
Eccoci, allora, ad affrontare con la dovuta cura ed attenzione una lavorazione lunga ed attenta.
Ecco: i componenti del mobile sono tutti pronti per essere assemblati: come tempi siamo perfetti. Nessun rischio di ritardi.
Ricordo ancora quel giorno: ecco arrivare un fax da Firenze: sono loro. Accidenti: non abbiamo ancora consegnato la prima serie e già arriva un altro ordine? …beh: non proprio. Anzi: è esattamente il contrario. Senza alcuna motivazione in due righe ci viene comunicato che non verrà ritirato nessuno dei mobili ormai prossimi ad essere terminati.
Beh… tranquilli: la cosa si risolve. C’è sempre stato un ottimo dialogo con questa ditta. Sanno benissimo quanto ci siamo esposti e quanto ci è costato seguirli nella presentazione di questo modello!
Man mano che passano i giorni e non si riesce a parlare con un qualsiasi responsabile che sappia dare delle risposte, la tranquillità viene meno. Da una impiegata ci viene la notizia che entro qualche giorno la filiale in Veneto di questa ditta verrà chiusa.
Sì, ma i mobili che ci sono stati ordinati?
L’ordine è stato annullato. Nessun mobile è stato consegnato. Nulla ci è dovuto.
Ma i pezzi grossi dove sono finiti? perché non si riesce a parlare con nessuno?
Ma ecco… dopo parecchi giorni un’impiegata ci dice che può farci parlare con il nuovo responsabile commerciale che sicuramente potrà dare una soluzione alla cosa:
La soluzione che ci viene prospettata è questa: sconto del 70% sul prezzo pattuito e pagamento con valuta media a 180 giorni. Una rabbiosa risata e un vaff a questo signore ha sancito l’atto finale della vicenda.
Abbiamo preso i semilavorati pronti per l’assemblaggio, li abbiamo riposti in un angolo ed abbiamo cercato di dimenticare in fretta la disavventura ributtandoci nel lavoro per altri clienti.
Avere costantemente sotto gli occhi questo materiale, però, ha costituito per molto tempo una ferita che non si è mai rimarginata. Poi, tra alti e bassi produttivi il magone si è affievolito.
…
Succede che anche un fabbricante di mobili abbia bisogno di arredare uno spazio della sua casa. Il pretesto viene dato da una risistemazione dell’angolo Tv.
Confesso che il mobile porta tv che avevo in casa allora risaliva a metà degli anni 80, quando il massimo della tecnologia permetteva a pochi appassionati di godere di un mastodontico videoregistratore Vhs. Ora, l’esigenza era quella di dare una sistemazione ordinata ad una serie di apparecchiature come decoder satellitare, Dvd recorder, Impianto Home Theatre con relativi altoparlanti, per non parlare di tutti i Dvd con relative custodie.
Era, quindi, necessario dare una collocazione logica a tutti questi accessori dell’apparecchio televisivo. Ma un artigiano che produce mobili in stile lo deve fare, appunto, con un
occhio di riguardo all’estetica, oltre che alla funzionalità. E i materiali? ovviamente di ottima qualità.
Perché, allora, non recuperare un po’ di quell’ottimo materiale messo da parte molto tempo prima? E visto che ci siamo, perché non mettere a punto un modello che possa piacere ed essere utile anche a molte altre persone con i miei stessi problemi di collocazione delle sue apparecchiature?
Allora, vediamo i semilavorati a disposizione: abbiamo un fondo e un piano lungo 160 cm, l’altezza è di 130 cm… hmmmm… no! questa altezza non va bene. Poi, due ante laterali e centralmente quello che era il vano per la cantinetta portabottiglie. No: qui c’è bisogno di chiudere sotto per una quindicina di cm. Un cassetto è la soluzione ottimale. Ma la larghezza no. Una larghezza di oltre 70 cm mi rovina la linea molto spezzata del resto dei componenti…
Mettere due cassetti? Uno di fianco all’altro? No, non mi convince perché la struttura si complica inutilmente. Allora diamo solo la sembianza di due cassetti: in realtà il cassetto è uno e la lavorazione della facciata darà l’idea che i cassetti siano due, uno di fianco all’altro. Ok, bene. Ora la parte più difficile: come organizzare gli spazi del grande vano centrale. Allora: almeno tre scompartimenti per le varie apparecchiature con relativo foro passacavi sullo schienale. Una larghezza di 50 cm è più che sufficiente per ogni tipo di apparecchiatura elettronica (salvo eccezioni particolari). Lateralmente ci avanzano circa 22 cm che risultano ottimi per ospitare diffusori acustici che, in questo modo, vengono a trovarsi ad una altezza ideale per chi vuole gustare un programma standosene comodo sul proprio divano. E per chi non possiede diffusori acustici di un impianto Home Theatre? Grazie ad una mensolina regolabile in una decina di altezze diverse, ecco la possibilità di gestire al meglio questo utile spazio. La ante laterali: a vetrinetta o chiuse da un pannello? Beh… le soluzioni possibili sono tante. Per quanto mi riguarda avrei preferito le antine chiuse da pannello per nascondere il disordine organizzato con il quale gestisco le mie cose. Mia moglie, invece, avrebbe preferito le antine con il vetro per mettere in mostra ninnoli insignificanti. Vi lascio immaginare il tipo di antina presente nel mobile porta tv in casa mia…
Prima di portarmi a casa il mobile l’abbiamo portato in uno studio fotografico. Poi abbiamo proposto la foto ad alcuni rivenditori e l’accoglienza è stata subito molto incoraggiante.
Storicamente, la nostra azienda ha sempre prodotto
mobili porta tv, ma il successo ottenuto da questo modello in quanto a vendite ed apprezzamenti da parte dei clienti non ha eguali. Ovviamente, le esigenze dei clienti non sono tutte uguali. La nostra forza in questa particolare nicchia di mercato sta nel fatto di tenere in grandissima considerazione le segnalazioni e i desideri delle persone che ci chiedono soluzioni. Il nostro dinamismo nel seguire ed adattare i nostri prodotti alle esigenze del mercato ci rende azienda leader nella produzione di mobili Tv in stile, permettendoci di offrire una gamma pressoché completa per misure e soluzioni proposte.
Tutti i nuovi modelli sono pensati e costruiti tenendo ben presente stile e funzionalità. La storia del
Mobile Porta Tv modello 4070, invece, è realmente quella sopra descritta.