Estate. E nelle calde sere d’estate la tv non passa niente di meglio di alcune trasmissioni riciclate e di basso costo. Anche le Pay Tv (che d’estate non si pagano meno che in inverno) si piegano a questa regola.
Faccio un po’ di zapping e mi imbatto in un film di poche pretese già passato qualche tempo fa: “Generazione 1000 euro” la cui parte migliore sembra essere proprio il titolo. Mi basta questo pensiero per scendere in considerazioni del tutto personali. Mille euro è la mensilità media di un giovane fortunato. Fortunato nel senso di avere un lavoro… e fortunato nel senso di avere un lavoro e che gli venga anche pagato.
Si sa, la situazione economica di questi tempi è veramente poco allegra. Da più parti, ormai, si è detto che la generazione attuale di giovani dispone di meno risorse rispetto le generazioni precedenti.
Purtroppo è vero. Trovo ingiusto e frettoloso coniare termini come il famoso “bamboccioni”, soprattutto da parte di chi gode di una serie impressionante di privilegi che poco hanno a spartire con la condizione economica di tanti giovani costretti a stare in famiglia per l’impossibilità di crearsene una propria.
Anzi, credo che non sia neppure un fatto di mera disponibilità economica, ma piuttosto una preoccupante mancanza di prospettive, di una situazione generale rassicurante: mancanza di uno scenario che ispiri fiducia nel futuro, insomma.
Guardo i giovani di oggi e non posso fare a meno di ripercorrere i miei vent’anni. Erano gli anni 80, così ricchi di speranze concrete ed euforia per una economia lanciata a folle velocità. E non dico che ci fossero i soldi in abbondanza: affatto! Io mi sono sposato a 23 anni avendo in banca l’equivalente di 3.000 euro di oggi (e tengo a precisare che è stata una scelta completamente libera da condizionamenti, quali un bambino in arrivo o costrizioni di altro tipo).
Però, a differenza di oggi, bastava la voglia di rimboccarsi le maniche per trovare un lavoro che assicurasse dignità e guadagni indispensabili per costruire e progettare la propria vita.
Oggi non è così. Trovare un lavoro è veramente difficile. Trovarne uno in cui un giovane sia pagato adeguatamente è quasi impossibile. In un periodo come questo, io credo sia necessario infondere fiducia e fare il tifo per i giovani, non demoralizzarli con etichette facili.
Come in ogni cosa, comunque, non è giusto generalizzare. È vero che al giorno d’oggi molti giovani trovano più comodo aspettare un impiego che piova dal cielo, e quando arriva non è mai all’altezza delle sue aspettative, e ce ne sono tantissimi altri che si prestano ad enormi sacrifici pur di costruire qualcosa onestamente.
Io faccio un tifo sfrenato per questi giovani. Negli anni 80, soprattutto qui nel Nord Est, quasi si incoraggiavano i giovani a non proseguire gli studi per entrare subito nel mondo del lavoro. Oggi, anch’io mi sento di dire: studiate, studiate, studiate. E poi, una volta entrati nel mondo del lavoro, flessibilità, personalità e creatività. Sfoderiamo le nostre qualità migliori. Quelle universalmente apprezzate in tutto il mondo.
Credo sia profondamente sbagliato fare discorsi del tipo “Io alla tua età facevo questo, facevo quello…”
Bella forza: era diverso il contesto. Come dire: Rivera ha fatto la storia del calcio segnando un mucchio di gol. Era diverso il contesto. Avete mai visto una partita degli anni 70? i giocatori erano praticamente fermi. La velocità di gioco decisamente più bassa di oggi. Anche il Rivera di allora avrebbe avuto numerose difficoltà nel calcio di oggi. Così come i lavoratori degli anni 80 avrebbero, oggi, problemi molto grandi per raggiungere il successo in questo contesto economico.
Ok, basta così… Parlare di economia stanca…
Un cordiale saluto
Franco