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La Grecia e noi

18/09/2011



 

Mentre andavo al lavoro, ieri mattina, ascoltavo alla radio un servizio sulla situazione economica in Grecia.
Si parlava di come l’economia di quel paese sia stata messa in ginocchio nel corso degli ultimi mesi. Tutti i nodi vengono al pettine e, quando l’Unione Europea ha preteso di vedere chiaramente i conti della Grecia, è venuta a galla l’inesistenza di basi sulle quali deve poggiare l’economia di un paese.
Abbiamo avuto notizia dei disordini e le sommosse provocate da decisioni del governo greco tese a risanare i conti statali. Questo tipo di manovre, da sempre, si ripercuotono sulle fasce più deboli della popolazione e sappiamo bene che, storicamente, la causa principale di sommosse e rivoluzioni è la pancia vuota.
Un governo che agisce con l’obbiettivo di un’equa distribuzione della ricchezza, quindi, insegue un duplice traguardo: la serenità della popolazione e la propria tranquillità.
Ovviamente, certi principi sono facili da dirsi ma non certo a farsi.
Distribuzione equa della ricchezza è un principio facile da dire (e i politici di ogni parte del mondo se ne riempiono la bocca), ma l’equità da cosa deve derivare? Distribuzione equa in base a cosa?
I politici in cerca di consensi non approfondiscono mai il discorso oltre questa soglia perché sanno che, inevitabilmente, si taglierebbero una buona percentuale di consensi.
L’equità deve essere determinata da un puro fattore numerico o deve tener conto anche della meritocrazia?
Ovvero: chi lavora e si applica il doppio di chi lo fa in maniera minima deve avere una ricompensa doppia? Se sì, è un parametro di equità accettabile? Lo sarà certamente per chi lavora il doppio e pretende un doppio guadagno, ma chi si applica in maniera minima certamente non troverà equo questo principio. Egli invocherà circostanze sfavorevoli rispetto a chi è ricompensato doppiamente e impegnerà buona parte delle sue risorse per protestare e ribellarsi a questa situazione piuttosto che applicarsi nel lavoro per guadagnare una più ampia ricompensa.
Io credo, che al di là del governo di turno, la solidità e l’affidabilità di un paese è determinata dalla propensione della sua gente a rimboccarsi le maniche.
Al termine del servizio radiofonico sulla Grecia il giornalista ha posto alcune domande ad un turista tedesco che stava prendendo un caffè al tavolino di un bar di Atene. Sulla crisi greca e gli aiuti chiesti in ambito europeo alla Germania, ha sintetizzato il suo pensiero così:
“Credo che per la Grecia sarà quasi impossibile uscire da questa situazione. Qui, basta guardarsi in giro per vedere che non lavora nessuno. Se tu sei il mio vicino e hai una pentola con diversi buchi, se vieni a chiedermi dell’acqua, io prima ti dirò di riparare la tua pentola e poi potrò darti l’acqua.”
Un cordiale saluto
Franco
#crisi #economia #lavoro #storia

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