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Sensi e controsensi

21/04/2013

Amo la Formula 1. Nonostante tutto amo questo sport. Dico nonostante tutto perché molti aspetti ai questa realtà offendono certi miei principi.

 

 

 

 

 

 

Non mi piace, ad esempio, che il teatrino sia in mano ad un dittatore che tira le fila di tutti i burattini.



Il burattinaio, ovviamente, è Bernie Ecclestone, vecchio volpone e tiranno dalla scorza dura come quella di un coccodrillo. Se penso a qualcuno totalmente venduto, anima e corpo, al dio denaro lo immagino con la faccia di questo piccoletto dal ridicolo caschetto.

Questo personaggio ha, nel corso degli anni, trasformato la Formula 1 in un giocattolo per ricchi capricciosi, portandola in paesi assurdi per il piacere di pochi intimi.



Prendiamo il Gran Premio del Bahrain che si corre in questo week end, ad esempio. Un circuito costruito nel deserto con tribune disseminate lungo il percorso. Tonnellate di collante steso sopra la sabbia vicino alla pista per non farla volare sull’asfalto, qualche pianta di plastica disseminata qua e là giusto per mettere un po’ di verde in aggiunta a quello dell’erba finta a bordo pista nel rettilineo principale. Grandi piazzali di cemento dipinti a colori vivaci per le vie di fuga. 50 gradi di calore in pista.



 

 

 

 

 

 

Nel paese la popolazione soffre per una dura dittatura che reprime ogni forma di protesta con metodi durissimi. Di questo si sa pochissimo in quanto c’è un filtro efficacissimo per tutte le notizie extra sport. L’anno scorso, i componenti dell'unica troupe riuscita ad infiltrasi, del Channel 4 britannico, sono stati terrorizzati, malmenati e arrestati per avere filmato scene di protesta fuori dal circuito della gara.



Ecclestone, con il suo accordo miliardario con la 'casa reale' degli al-Khalifa non fa altro che versare nelle tasche del dittatore un mucchio di denaro utilizzato, poi, per la repressione.

Guardate le tribune; ci sono più Stewart che spettatori. Pazzesco. È appropriato parlare di cattedrale nel deserto. E pensare che per far posto nel calendario del Circus a queste gare sono stati sacrificati Gran Premi come quello d’Austria a cui sono legato da ricordi fantastici. Il bel circuito di Zeltweg, in zona collinare con la pista ricca di saliscendi entusiasmanti. Ricordo, nel week end della gara, le nottate passate con gli amici da “portoghese” con il sacco a pelo steso ai piedi di abeti immensi, con gli scoiattoli che passavano vicino al bivacco, e poi, la mattina presto, il mettersi alla ricerca del posto migliore per seguire la corsa.

Quando vai a vedere una corsa, o vai in tribuna o vai in prato. È un modo di dire che è diventato universale. Con l’eccezione del Bahrain: di che prato vogliamo parlare? Meglio parlare di graticola.

Ma per tornare ai bei ricordi legati a Zeltweg, ricordo una spettacolare vittoria di un pilota italiano, il compianto Elio De Angelis che ha tenuto la testa della corsa fino al traguardo per pochi millesimi di secondo sull’inseguitore, un certo Keke Rosberg, padre, guarda caso, del simpatico Nico che parte in pole position nella gara del Bahrein 2013.

Corsi e ricorsi. Sensi e controsensi. Sì, perché la Formula 1 è uno spettacolo coinvolgente con un’attivazione dei sensi molto importante. I controsensi, invece, sono sotto gli occhi di tutti.

Vi chiederete cosa c’entra questo con il mondo del mobile, con Styledesign e Arteferretto. C’entra, e molto. Ve lo spiegherò nel prossimo intervento. Per adesso godiamoci lo spettacolo della pista, senza spostare lo sguardo sulle tribune.
#bahrein #ecclestone #formula uno

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