...parlavamo dell'importanza di tutelare una delle nostre ultime ricchezze: il Made in Italy.
Questo termine ha significati ben profondi ed estesi.
Basta dire 'Made in Italy' e subito pensiamo alle eccellenze del nostro Paese: le bellezze naturali, artistiche e storiche, i prodotti delle nostre terre, il nostro gusto per il design e le cose belle (sono convinto che il retroterra culturale ed artistico gioca un ruolo fondamentale nella formazione del gusto estetico di ognuno di noi).
Tutto questo si traduce nella nostra capacità di dare vita a prodotti, concetti e forme come nessun altro sa fare.
Ma, si sa, le dure leggi del mercato tendono a distruggere tutto ciò sul quale esiste una possibilità di sfruttamento indiscriminato.
Per spiegare questo concetto ritengo che nulla sia meglio del racconto di un episodio del quale sono stato direttamente protagonista nell'ambito del mio lavoro.
Tutti sanno quanto sia popolato il web, oramai, di qualsiasi tipo di offerta.
Noi di Arteferretto abbiamo scelto di gestire direttamente e senza intermediari tutta la nostra produzione originale sul canale di vendita on line.
Confesso, però, che 4 o 5 mesi fa, un po' incuriosito dalla pubblicità vista in Tv di alcuni siti di vendita di mobili on line (mobiletti, più che altro), ho ceduto alla tentazione di ponderare l'eventualità di estendere le nostre vendite avvalendoci di terze parti.
Ho preso appuntamento con un responsabile degli acquisti di questa organizzazione e l'ho incontrato proponendo la produzione Arteferretto per un'eventuale vendita sul loro portale. Commentando i mobili che in quei giorni il loro sito proponeva (e continuano a proporre) facevo notare le differenze di costruzione e di materiali tra la nostra produzione e quella dei loro mobili. La differenza di prezzo, infatti, era notevole. Come a giustificarsi della bontà delle loro scelte questa persona, con tono formalmente orgoglioso mi ha detto: 'Ma guardi che sono tutti Made in Italy!'
Devo, ora, aprire una parentesi per non passare da prepotente saccente.
I mobili che sono proposti da questo sito hanno una comune provenienza: un magazzino di un commerciante situato a pochi chilometri dalla nostra sede di Merlara. Lo conosco bene. O meglio, tutto il distretto del mobile Veneto lo conosce e, se può, lo evita per quanto più possibile.
Il suo modo di agire è, in sintesi, questo: Lui, o chi per lui, fa visita ai proprietari di botteghe artigiane proponendo grandi quantità di mobili da produrre, che so, ad esempio 500 cassapanche.
Il prezzo, ovviamente, è imposto. Può essere, ad esempio, 25,00 euro l'una.
Il costo del materiale per quella cassapanca è ipotizzabile in 20,00 euro.
5,00 euro sono il margine per coprire tutti gli altri costi, dalla manodopera all'energia elettrica eccetera e per lasciare il giusto margine di guadagno all'imprenditore.
L'artigiano, che per bisogno e necessità accetta l'ordine, parte alla ricerca di materiale meno costoso per aumentare il margine tra il costo di realizzazione e il prezzo concordato di vendita. La conseguenza di ciò è l'utilizzo di materiale decisamente più scarso rispetto quello che sarebbe giusto usare. Ma alla fine ciò che si persegue è l'apparenza. Nulla di più (
basta che stia in piedi è il modo comune di definire certa produzione tra colleghi produttori).
Grazie alla crisi questo signore ha creato una potenza economica basata su prodotti sempre più scarsi e sul dare il colpo di grazia ad aziende sull'orlo del fallimento imponendo prezzi normalmente inaccettabili. Oramai i suoi addetti agli acquisti non girano più per le botteghe artigiane. Sono gli artigiani in difficoltà che si recano nella sede di questa ditta.
Sapete come funziona? Vengono accolti da una persona che gli indica il magazzino dove sono stipati tutti i modelli trattati. Su ogni modello c'è un cartello che indica il prezzo a cui questo mercante acquista dal produttore. A chi va in cerca di lavoro viene detto più o meno: 'Quelli sono i mobili e quelli sono i prezzi. Scegli pure quale modello fare purché il prezzo sia migliore di quello indicato nel cartello.'
Ecco che il Made in Italy si fa come il Made in Cina. L'artigiano strozzato dal prezzo imposto ricorre a materiale scarso o tossico purché economico. Per stare dentro ai costi si avvale di personale non in regola. Non adegua l'ambiente di lavoro alle norme di sicurezza. Le lavorazioni vengono fatte di corsa per non sforare tempi predeterminati e si passa sopra, quindi, a tutti i difetti o imperfezioni che sorgono in fase di lavorazione del legno.
Così vengono prodotti i mobili venduti belli infiocchettati da presentazioni pompose e da spot televisivi.
'Ma guardi che sono made in Italy' mi ha detto.
La risposta immediata, che per fortuna ho trattenuto è stata 'Ma guardi che anche in Italia si fanno prodotti di m...'
Ma non finisce qui. La storia di questi prodotti ha dei risvolti veramente ridicoli...
Ci tornerò. Promesso
Franco Ferretto