25/11/2015
La serenità, la sicurezza e la tranquillità di condurre una vita libera da costrizioni e divieti non è più disponibile nella misura in cui lo era fino a prima degli ultimi attentati terroristici.
Questi recenti, terribili fatti, ne sono sicuro, hanno indotto a profonde riflessioni tutti noi. Forse perché non siamo abituati, o meglio, preparati, a condurre una vita con limitazioni imposte alla libertà personale, ci troviamo spaesati, noi, comuni cittadini, e forse anche chi è preposto al governo dei paesi interessati.
Oggi vediamo tutto sotto un'ottica diversa. Ogni luogo affollato diventa potenziale scenario di attacco terroristico.
Nel mese di ottobre ho visitato l'Expo. Erano i giorni di maggior affollamento ma, fortunatamente non aleggiava ancora la paura che si è generata dopo gli attacchi di Parigi. Perché è pur vero che gli ingressi erano relativamente ben controllati, ma ricordo le migliaia di persone ammassate PRIMA di essere controllate, ovvero prima di entrare. Penso che ora non ci sarebbero gli stessi affollamenti...
Alcuni servizi giornalistici sottolineano come il clima di incertezza di questi giorni abbia ripercussioni notevoli anche sull'economia di migliaia di attività. I ristoranti, gli spettacoli, il turismo... tutto fortemente ridimensionato.
Una mera riflessione mi sorge spontanea ed è: anche la serenità e la tranquillità hanno un costo. Nel contesto attuale è una cosa che balza all'occhio in tutta la sua evidenza, ma, staccandoci dal macro scenario politico internazionale per scendere alla nostra realtà, elaboro pensieri terra terra. Quale cifra, ognuno di noi sarebbe disposto a pagare per assicurarsi la tranquillità in determinati aspetti della propria vita?
Per ipotesi, quale cifra ognuno di noi riterrebbe congruo pagare per muoversi ovunque al sicuro da episodi di violenza? Un centesimo al giorno? 3,65 euro all'anno? Premesso che, come ben sappiamo, il valore reale di una cifra è variabile a seconda della persona a cui è riferita (il politico che fa comizi in pubblico non si accorge neppure di 3,65 euro all'anno; la pensionata che una volta all'anno si reca a vedere il Papa pagherà 3,65 euro ma li conteggerà con la dovuta attenzione; lo stewart che lavora part time in uno stadio pagherà anch'egli sapendo, però, di dover detrarre tale cifra dal suo compenso...)
Ecco, bene o male, in questo caso sarebbe stato determinato un costo per assicurarsi la tranquillità e la serenità.
Nell'acquisto di un mobile, che valore ha la tranquillità? (sì, la caduta di tono è brusca, ma questo non vuole essere un saggio o un trattato di sociologia. Sono idee e pensieri in libertà...)
Dicevo: quanto siamo disposti a mettere nel piatto della bilancia per assicurarci un acquisto sereno e tranquillo? Sono valutazioni soggettive: meglio un valore certo, immediato, pur se apparente, dato da un prodotto che 'ci assomiglia', un prodotto ad un 'prezzo incredibile' o è preferibile la certezza di non dover rincorrere maleducati operatori per contestare, dopo l'acquisto, un difetto, una scarsa qualità, un problema qualsiasi?
Meglio quelli che 'L'importante è vendere e poi chi si è visto si è visto' o valutare che la durata media di un mobile (che sia degno di questo nome) è di diversi anni e quindi un'eventuale differenza di prezzo va spalmata in quel periodo?
Ognuno la pensi come vuole. Fortunatamente, almeno per la scelta di un mobile, la libertà ce l'abbiamo ancora.