Mi capita spesso di scambiare chiacchiere in libertà con il titolare del nostro laboratorio di tappezzeria.
È una persona ricca di alcune qualità che, personalmente, ritengo indispensabili in un artigiano vecchio stampo come piace a me.
È continuamente alla ricerca di nuove soluzioni, dà vita a nuovi modelli, prova, disfa, riprova... sempre alla ricerca di un miglioramento da assimilare e consolidare. Miglioramenti e nuove procedure che diventano nuovi standard di lavoro, e alzano l'asticella della qualità sempre un po' di più.
Non c'è occasione in cui non mi metta sotto gli occhi un nuovo campionario di tessuti,
'Senti che morbidezza! E guarda la trama. Senti che resistenza...' e quasi sempre rimango estasiato da tessuti incredibili.
'Senti questo: e guarda che colori...' e mi chiede
'Ma se tu dovessi metterti in casa una poltrona, non pagheresti 5 o 6 euro in più per un tessuto così, piuttosto di avere uno dei soliti Liseré, che ormai vengono tutti dalla Cina che quando li lavoro devo starci attento a non tirarli troppo altrimenti mi si sfilano in mano?'
'Sì!' gli rispondo
'Dobbiamo trovare il modo di farlo vedere bene ai nostri clienti. E dobbiamo incentivare il fatto di inviare loro dei campioncini...'
Mi sorride con uno sguardo che dice
'E ci vuole tanto per capirlo?'
Poi mi chiama verso una nuova sedia e mi dice
'Siediti: provala!'
Lo ascolto, mi siedo, e subito capisco quella sua aria soddisfatta. La sedia è bella ma soprattutto comodissima. Una seduta sufficientemente morbida ma estremamente compatta. Uno schienale perfetto, leggermente avvolgente e dal giusto equilibrio tra morbidezza e solidità.
'Ottima!' gli dico.
Poi, con aria compiaciuta mi dice
'Ti sei mai chiesto che sedie ha in casa un tappezziere?'
Ci penso un attimo. Un tappezziere vede passare tra le sue mani migliaia di sedie ogni anno e una risposta non è semplice... ma il fatto che la domanda sia posta in questo frangente mi fa azzardare
'Hai questo modello?'
Come risposta un sorriso di assenso!
Poi mi fa strada in mezzo a rotoli di tessuto e pile di gommapiuma e si para davanti ad una poltrona delle più tradizionali, quella che noi in gergo chiamiamo 'Voltaire'. Beh... vengo colto da un moto di sorpresa: la struttura è classicissima, ma che effetto! Il telaio è un azzurrino sul quale spiccano un paio di decori in finitura oro ma quello che toglie il fiato è il tessuto: un damascato dai riflessi incredibili. Lo tocco, lo accarezzo: la morbidezza è eccezionale. La tonalità cambia a seconda dell'angolatura della luce. La guardi frontalmente e ti dona un riflesso, lateralmente uno totalmente diverso. Il mio pensiero va subito al modo migliore per rendere l'idea di questa caratteristica.
Penso: ecco come il design può avere una sua evoluzione intrigante anche senza abbandonare lo stile classico.
Mi prende quella tipica soddisfazione che provo quando vedo il prototipo di un nuovo mobile nella sua configurazione finale, o quando vedo la perfetta rispondenza di quanto progettato per un mobile su misura.
Chi non è soddisfatto di sé quando realizza un passo avanti?
Essere artigiani, oggi, non è molto facile. Certe soddisfazioni, tuttavia, sono molto appaganti e bilanciano adeguatamente difficoltà, problemi e preoccupazioni di un lavoro come il mio.
Franco Ferretto