22/09/2017
Le sere nelle quali la stanchezza si fa sentire maggiormente mi illudo di riposare concedendomi la visione di un bel film, rigorosamente registrato, perché se capita, eccome se capita, che mi assopisco, posso tornare al punto in cui ho perso il filo.
Ieri sera non ricordo quante volte ho mandato a ritroso la registrazione e… mi sono ridestato poco dopo mezzanotte.
Il film era finito, indifferente al fatto che io ci abbia dormito sopra, e la tv trasmetteva un programma di attualità nel quale si parlava di “fenomeni Low Cost”.
Si parlava della vicenda Ryanair, nota compagnia aerea Low Cost che ha lasciato a terra almeno 400.000 persone nelle ultime settimane.
Da quello che ho capito, la causa di tutti questi voli cancellati è l’agitazione messa in atto da piloti che si sentono brutalmente sfruttati dalle condizioni contrattuali della compagnia.
Sì, perché a fronte della nostra soddisfazione quando acquistiamo un volo internazionale ad una cifra ridicola, esiste un rovescio della medaglia che parla di sfruttamento dei lavoratori e diritti negati, di evasione fiscale (e non mi si venga a dire che non si può chiamare evasione ma che si tratta di elusione o qualche altro termine che non ne cambia la sostanza) e aspetto della sicurezza passato in secondo piano.
Dite che è impossibile che non sia curato l’aspetto sicurezza in una compagnia aerea? Certo, non approfondire il discorso ci farà affrontare il prossimo viaggio con maggiore tranquillità, ma è solo chiudere gli occhi di fronte a fatti evidenti. Questa mia sensazione è stata rafforzata dalla testimonianza di alcune assistenti di volo. Sì, proprio quella figura rassicurante che prima della partenza ci spiega, mimando con gesti sempre uguali, l’uso del giubbotto e della mascherina da indossare in caso di emergenza…
L’assistente di volo è una figura certamente rassicurante, che ci dà tranquillità. Noi immaginiamo che siano persone estremamente preparate ad affrontare situazioni di emergenza, sia a livello pratico che psicologico. Persone a cui la compagnia offre corsi di aggiornamento e accurata preparazione.
Beh… sapete come avviene l’assunzione di queste figure? Con l’illusione di un lavoro appagante e ben retribuito, vengono organizzati corsi di preparazione alla modica cifra di 3.500,00 euro (che deve pagare il candidato) e, una volta superato questo corso, si prospetta un’assunzione a termine della durata massima di 3 anni, con sicurezza di lavorare 9 mesi all’anno e retribuzioni che partono dai 900 euro per arrivare al massimo al doppio solo grazie a bonus ed extra.
Bonus… ma che bonus può avere un assistente di volo?
Ma le merendine, ovviamente.
Sì, perché succede che, mentre noi viaggiatori, superato lo stress e l’adrenalina della partenza, una volta in quota iniziamo a rilassarci, per le assistenti di volo inizia la parte più stressante: la vendita delle merendine!
Gran parte del corso (pagato di tasca propria) per diventare assistente di volo Low Cost verte proprio sull’importanza di vendere merendine.
L’approfondimento degli aspetti psicologici, il linguaggio del corpo, il tono della voce… Tutte cose studiate per effettuare un elevato numero di vendite di snack… e passano certamente in secondo piano aspetti che tutti noi riteniamo fondamentali quando saliamo a bordo di un aereo.
La discussione ha poi toccato anche altre realtà relative a colossi del mercato mondiale che fanno il bello e cattivo tempo senza che nessuno abbia la forza di fermarli o perlomeno costringerli ad osservare le regole. Ecco che i vari Amazon, Google ecc… vengono in Europa ponendo come Paese di riferimento fiscale quello più conveniente a livello di tassazione (Irlanda, Lussemburgo…) assumono personale con contratti non italiani, ma operano tranquillamente sul mercato italiano in concorrenza con imprese che operano sullo stesso mercato ma che subiscono una tassazione diversa (e non di poco).
Noi vendiamo i nostri articoli anche sulla piattaforma di Amazon. Per essere ospitati tra le loro offerte, per ogni vendita realizzata lasciamo loro una commissione che sommando tutto arriva a sfiorare il 20%. Ecco perché i nostri prezzi su Amazon sono più alti rispetto il nostro negozio gestito direttamente.
Non voglio dilungarmi sulle nefandezze di Amazon. L’elenco sarebbe troppo lungo.
Tra l’altro, avete mai acquistato su Amazon avendo bisogno di fattura, magari perché si tratta di qualcosa che serve per la vostra attività? Ottenere la fattura è un’impresa che non sempre riesce. Anche per articoli venduti e spediti da Amazon ti arrivano fatture (o presunte tali) emesse che so, in Thailandia o nelle Filippine, addirittura incomprensibili, capaci di scatenare vere e proprie crisi isteriche nel nostro addetto alla parte amministrativa. Poi, non vi auguro di dover restituire qualcosa. Capita che si fa un acquisto, viene prelevato il denaro che viene giustificato da una fattura (quando va bene). Poi, per qualche motivo facciamo la restituzione della cosa che ci ha deluso o che non va bene. Viene effettuato il rimborso. Poi, quantomeno, ci si aspetta una nota di accredito che giustifichi il rimborso accreditato. No: Amazon non sa cosa sia una nota di accredito. Vi sembra impossibile? Chiedete al nostro contabile che ancora si sta disperando e continua a maledire l’ultimo reso. Quindi, è un problema di chiarezza che lascia perplessi sulla trasparenza dell’aspetto fiscale di questi colossi.
Pensate che Google sia diverso? Noi paghiamo per annunci sul mercato italiano che generano vendite in Italia. Google fornisce un servizio in Italia, pagato da un fruitore italiano per conseguire un ritorno economico in Italia. Ma se Google realizza un utile in Italia operando in Italia, perché non lascia nulla in tasse in Italia? E paga giusto qualcosina in Irlanda?
Dove sta portando la corsa al Low Cost?
Un’indicazione l’abbiamo già avuta da Ryanair.
Sarà una bolla destinata a scoppiare? Io penso di sì. Per ora sta continuando a gonfiarsi, e quando scoppierà, più si sarà gonfiata, più danni farà.
P.S: La trasmissione alla quale si fa riferimento è “Piazzapulita” andata in onda il 21 settembre 2017 su La7. Arteferretto non ha sedi all’estero. Opera e paga le imposte in Italia. Tutto il personale gode di regolare contratto italiano e fruisce di tutti i diritti previsti per legge. Arteferretto non ha mai licenziato un proprio dipendente.