23/04/2019
Volevo scrivere qualcosa di particolare ma poi, rileggendo quello che avevo scritto esattamente 4 anni fa, mi sono reso conto che le considerazioni e quello che ci ha dato questo percorso di tanti anni di lavoro, oggi è sempre attuale.
Ripropongo, quindi, queste considerazioni che esprimono bene il nostro carattere e il nostro modo di considerare un lavoro che ci piace e che amiamo.
Quel 25 aprile del 1980 era una giornata limpida, anche se fresca.
Il giorno prima era stata attivata la linea elettrica e allora, poco importava se era festa, liberato il garage adibito a laboratorio facendo uscire la Fiat 128, per la prima volta veniva azionato il rumoroso compressore per l’aria compressa.
Mio fratello, che aveva imparato il mestiere presso un laboratorio in cui aveva lavorato per alcuni anni, iniziò a dare disposizioni spiegandomi le varie fasi delle lavorazioni da fare.
Niente di ché, a pensarci ora. Abbiamo iniziato come terzisti mettendo insieme semilavorati per un’azienda più strutturata.
Anch’io, seppure meno esperto di mio fratello, avevo qualche nozione sulla lavorazione del legno. I mesi estivi, infatti, nel passaggio da un anno scolastico all’altro, si andava a guadagnare qualcosa in una delle tante botteghe della zona. Il lavoro non mancava e i ragazzi volenterosi che volevano guadagnare qualcosa lavorando in quei tre mesi erano cercati, se non addirittura contesi, tra le varie botteghe.
Il mio papà, come la maggior parte di quelle persone che hanno fatto rinascere l’Italia, aveva poche ma chiare convinzioni. “Impara l’arte e mettila da parte”. Quante volte ho sentito questa massima!
Il nome della nostra azienda, Arteferretto, è un omaggio ad un principio legato ad un nome. Impegnativo, certo, ma molto stimolante.
L’arte… che cos’è l’arte? Una frettolosa considerazione potrebbe farci dire che l’arte è rappresentata da un dipinto, una scultura, una composizione musicale… chi direbbe “un lavoro”? Eppure, quando si parla di un lavoro a regola d’arte cosa c’è dietro? Non c’è forse l’esperienza, la capacità, l’impegno, la meticolosità di chi lo esegue?
Ricordo ancora che il primo lavoro commissionato consisteva nel tagliare e fissare le cornici alle facciate dei cassetti. Quanta precisione e meticolosità in quel banale lavoro! Sapevamo che quelle facciate sarebbero state guardate e valutate con severa attenzione da chi ci aveva dato fiducia e lavoro e che da quel giudizio sarebbe poi dipeso il nostro futuro (perlomeno quello più immediato).
Il primo comandamento
Fin da quei primi lavori era necessario darsi delle regole, nonché uno standard qualitativo. Quella che nacque già allora come regola fondamentale, e lo è tuttora nel lavoro di tutti i giorni, quella che viene puntualmente ripetuta in ogni circostanza che lo richieda e che ogni dipendente passato ed attuale ha imparato per bene è: Ogni mobile, ogni singolo pezzo deve essere curato con la massima attenzione, come se il prodotto che ne esce dovesse essere messo in casa vostra.
Ogni tanto capita che qualche cliente ci porti a riparare un mobile acquistato chissà dove e chissà da chi, da cui, già da una veloce valutazione si desume un prezzo molto basso e una qualità ancor più bassa. È l’occasione per ribadire con tutto il personale la validità dei nostri principi. “Vi mettereste in casa una cosa così?” e basta un mezzo sorriso o uno sguardo per avere subito una risposta non detta.
Quelli di “Arteferretto” sono mobili che, noi per primi, ci metteremmo in casa. E in 35 anni non abbiamo mai cambiato questa convinzione. È una regola semplice, elementare, ma che può servire a dare l’idea della nostra politica aziendale.
Chi ci conosce sa che è vero e ci premia consigliandoci ad amici e conoscenti, nonché tornando ad acquistare anche dopo la prima volta.
E per noi rappresenta la migliore gratificazione.